
Il Podere Modello e la Fabbrica di Cioccolato Dolomiti
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L’archeologia industriale mi sorprende sempre. Modena è una delle zone più ricche dell’Emilia-Romagna, ma sono gli stabilimenti dell’alto vicentino a lasciarmi a bocca aperta. Forse perché li sto ancora scoprendo.
Lungo via Europa, a Santorso, c’è un edificio curioso. Si trova esattamente davanti all’Oasi Rossi e solo arrivando da Schio è possibile leggervi sopra la scritta “Fabbrica Cioccolato Dolomiti“.
Un giorno, seguendo il navigatore per stradine secondarie, abbiamo imboccato Via del Pranon. È la strada che costeggia perpendicolarmente la fabbrica, quella su cui si affaccia la grande scritta. Abbiamo scoperto che dall’edificio parte una lunghissima recinzione in muratura che delimita una vasta area agricola, poco visibile dalla strada principale.
Il Podere Modello di Alessandro Rossi
Per scoprire la storia della Fabbrica di Cioccolato Dolomiti è necessario fare un salto indietro nel tempo.
Quando Alessandro Rossi acquistò villa Bonifacio-Velo e i terreni circostanti, nel 1865, volle creare anche un Podere Modello. Serviva per dare una formazione pratica ai giovani studenti della Scuola Convitto di Pomologia e Orticoltura di Schio. La progettazione dell’edificio fu affidata ovviamente al fedele Antonio Caregaro Negrin.
Leggete e meditate le molte massime che qui e nel convitto ho fatto e farò scrivere e ricordatevi che siete destinati a diventare i pionieri dell’orticoltura, come i giovani usciti dalla scuola industriale di Vicenza lo furono per l’industria.
Alessandro Rossi
L’obiettivo finale dell’imprenditore scledense era quello di creare un’azienda che diventasse un esempio nazionale.
L’intera area era divisa in due parti dalla strada provinciale: a nord la Villa con il parco e l’attuale Oasi Rossi (all’epoca compresa nel Podere Modello), a sud la scuola con i suoi terreni. Lungo la strada transitava anche la ferrovia. Trasportava sia gli studenti che il materiale necessario nella scuola (prodotti, concime ecc). Una linea dedicata si distaccava da quella principale per entrare nel podere.

All’interno delle mura, lunghe 4.350 metri, vennero realizzati campi e serre. L’area a nord, lungo il pendio del Summano, era dedicato alla viticoltura. La zona dietro alla scuola, coltivata a orto, comprendeva anche una vigna e un frutteto con all’incirca 25mila piante. L’irrigazione era assicurata dalle acque sorgive.

Carissimi giovani vi aspettavo da lungo tempo […]. Io non starò a farvi un discorso; discorsi non ne udrete mai, né da me né da altri: a Schio si ragiona con i fatti […]. La nostra non è una scuola di bambini, ma una fabbrica di uomini.
Alessandro Rossi
Le case coloniche del Podere
All’interno del podere vennero costruite anche cinque case coloniche. Ognuna aveva il suo proprio scopo e caratteristiche ben precise. I nomi, dati da Alessandro Rossi, riflettevano il colore esterno: Casa Gialla, Casa Bianca, Casa Rossa, Casa Verde e Casa Azzurra.

La Casa Gialla era destinata ai capi coltivatori. Attualmente è di proprietà della Cooperativa Sociale Nuovi Orizzonti e ha lo scopo di far vivere ai suoi ospiti un’esperienza di relazioni umane positive. È visibile a destra dell’Oasi Rossi.
L’edificio principale, oltre alla scuola, ospitava anche gli uffici, il museo, la biblioteca, i magazzini, il refettorio e gli appartamenti dei dirigenti scolastici. Ogni costruzione rimane oggi a testimonianza dell’eccezionale capacità di Caregaro Negrin: strutture moderne per l’epoca, ma rispondenti alle necessità del progetto.
Il fallimento del Podere Modello
All’interno del podere era presente anche una fabbrica di conserve all’aceto, al naturale e allo sciroppo. Produceva anche marmellate, macedonie e legumi in scatola. Mentre la scuola pratica durò fino al 1886, la fabbrica continuò la sua produzione fino al 1919.
Ma perché il Podere Modello fallì? Probabilmente perché il progetto era troppo imponente, troppo impegnativo e troppo moderno. Le Autorità erano verosimilmente impreparate davanti a un’iniziativa così audace. Il progetto si sarebbe dovuto autofinanziare con la vendita delle conserve, ma qualcosa non andò per il verso giusto. Nel 1886 i debiti arrivarono a quasi 530.000 lire.
Uscendo di qui dovrete tener alta la bandiera sotto la quale vi siete arruolati e che – non so se per fortuna o per disgrazia – porta il mio nome. Come gli allievi di Vicenza, sarete fortunati se con amore attenderete ai doveri vostri: e potrete, giovani ancora, pensare col cervello vostro e vivere del lavoro delle vostre braccia, facendovi ad un tempo banditori, apostoli del supremo credo che deve rigenerare l’Italia: il lavoro.
Alessandro Rossi
Il primo e unico fallimento dell’imprenditore si concluse con la chiusura del Podere Modello alla fine dell’800. Gli studenti che non avevano completato gli studi furono trasferiti alla Regia Scuola Agraria di Pomologia e Orticoltura di Firenze. Il passaggio fu a cura di Alessandro Rossi stesso.
L’edificio principale, così dismesso, divenne prima scuola elementare e poi Fabbrica di Cioccolato Dolomiti.
La Fabbrica di Cioccolato Dolomiti
Nel 1920, dopo la chiusura della scuola e una breve parentesi nei primi anni del ‘900 come filanda da seta, l’edificio principale del Podere Modello divenne la Fabbrica di Cioccolato Dolomiti. Da qui la scritta sul fianco dello stabilimento.
Tra i fondatori della Fabbrica vi era anche l’imprenditore Giuseppe Saccardo che, grazie alla sua azienda tessile, era già conosciuto e riconosciuto tra gli scledensi. Purtroppo neppure questo progetto durò troppo a lungo: nel 1957 la Fabbrica di Cioccolato Dolomiti fallì a causa della qualità di cioccolato troppo elevata per il mercato. L’edificio rimase disabitato fino al 1968, quando l’industriale Baron ne venne in possesso installandovi una pulitura.
Il Podere Modello oggi
Mentre l’edificio principale sembra nuovamente abbandonato (ma su un lato ho visto imposte aperte e fiori alla finestra), i terreni del Podere Modello sono stati acquisiti dall’ing. Paolo Stiffan e trasformati nel Podere Rossi 1884. La 1°B dell’Istituto Comprensivo Statale G. B. Cipani lo ha intervistato in questo video-progetto.
Il Podere Rossi 1884 è un’azienda agricola che nel 2012 è subentrata alla vecchia gestione del Podere Modello. Produce e consegna a domicilio. In più, interessantissimo, consente a chi ha la passione per la terra di coltivare in proprio un appezzamento. Grazie alle donazioni e alle convenzioni con gli enti, possono andare incontro anche alle famiglie con difficoltà economiche.
Non solo orti in affìtto, non solo vendita di ortaggi a domicilio ma una comunità reale per condividere idee e forze.
Un progetto ambizioso così come era ambizioso Alessandro Rossi. Un progetto di respiro sociale che torna alle origini, seguendo le orme dell’imprenditore scledense che ha tanto influenzato lo sviluppo del territorio.


5 commenti
Nadia
Grazie per queste informazioni. Tutte le attività fallite in tempi passati ora sarebbero mature per un successo .più persone assieme che credano in un prigetto agricolo di alto livello.gli olandesi coltivano in serre i fiori in Africa…. Noi possiamo coltivarli qui con il nostro clima….e molto altro…
Martina
Hai proprio ragione, Nadia! La sinergia diventa essenziale e il potenziale c’è.
Carlo
Complimenti!
Martina
Grazie Carlo!
bruno
posso certamente dire di conoscere come le mie tasche questi posti,grazie per la storia,ne conoscevo una parte.ciao