
Quattro chiacchiere con… Elena Crestanello da Meda
Non si può raccontare un territorio senza parlare di chi ci abita. E chi conosce Velo d’Astico meglio di chi ci vive?
Ho conosciuto Elena attraverso il blog. Nata a Meda di Sopra, si è trasferita a Thiene dopo il matrimonio. Curiosa di conoscere Velo d’Astico attraverso i ricordi di chi ci è cresciuto, ho deciso di intervistarla per scoprire un po’ di più del suo paese.
Quali sono i tuoi ricordi di Meda?
Meda è legata alla mia infanzia, alla mia famiglia, quindi non posso che averne un ricordo positivo fatto di giochi, di vita all’aria aperta in qualsiasi stagione dell’anno. Sono cresciuta con un gruppo di coetanei molto affiatato, abbiamo giocato tantissimo insieme, soprattutto all’aperto ma anche di inverno ci organizzavamo con feste e giochi in scatola. Siamo cresciuti insieme, non eravamo praticamente mai da soli nei pomeriggi e si trovava sempre qualcosa da fare anche fosse solo tirare due calci al pallone in compagnia o guardare i cartoni animati a casa di qualcuno nei pomeriggi di pioggia.
Com’era la vita di un giovane del paese? Quali erano i suoi passatempi?
Meda quando io ero bambina non aveva parco giochi o campetti polivalenti, quelli sono arrivati dopo quando ero già grande. Quindi per lo più si giocava in strada a pallone o a nascondino. E giocare a nascondino in spazi aperti tra il castello, le case e gli orti, diventava una sfida infinita! Oppure si andava in giro in bici o con i pattini. Facevamo pure gli slalom con i pezzi di legna da ardere. Insomma ci si divertiva con poco. In inverno invece riuscivamo ad andare con la slitta addirittura con la brina, non era neanche necessaria la neve! Il centro di ritrovo era il muretto a pochi metri da casa mia, dove passavamo le serate a scherzare e a chiacchierare, o la stanza del teatro della parrocchia dove si giocava a ping pong per ore e ore. E per questo dobbiamo ringraziare Don Bruno, che anche se rimase per pochi anni da noi, è riuscito a dare vita a un bel gruppo affiatato di giovani.
Hai dei ricordi legati alla scuola di Meda?
La nostra scuola elementare era suddivisa in 4 aule, tre per le lezioni e una adibita a palestra. C’erano pochi bambini quindi spesso le classi erano accorpate. Del mio anno eravamo in 9 quindi eravamo una delle classi più numerose. Avevamo delle insegnanti fisse a cui tutti, bambini e genitori, si erano affezionati. Riuscivamo a fare tante attività come la musica, i lavoretti, le recite sfruttando il teatro della parrocchia. Insomma una scuola che seppur con i suoi limiti di spazi e strumenti, ci ha preparati sotto tanti aspetti, grazie anche a insegnanti davvero brave.
Il paese ha delle tradizioni tipicamente sue?
A Meda c’è sempre stato un bel gruppo di lavoro impegnato in parrocchia. La sagra è un evento immancabile, che si svolge a giugno ogni anno, e nel tempo è diventata sempre più importante e frequentata. Vista l’età media del paese che è molto alta, per molti anni si sono organizzate i pranzi dedicati agli anziani, un momento di festa per passare alcune ore in compagnia. Molto intensa la via Crucis che si organizza lungo il percorso che porta alla chiesetta del Castello, che rappresenta il simbolo di questa piccola frazione. Ma ogni occasione come il Carnevale, la Befana… sono momenti in cui la comunità cerca di trovarsi.
Descrivi Meda in tre parole.
Piccola, laboriosa, famigliare.
Ricordi qualche personaggio caratteristico?
Meda nel suo piccolo ha sempre avuto tra i sui abitanti personaggi a loro modo originali e spassosi. Alcuni lo diventavano per qualche bicchiere di troppo, altri lo erano per propria natura. Possiamo dire che è sempre stata un piccolo microcosmo che in cui erano racchiuse una varietà di personalità. Divertenti le vecchiette (tra cui anche mia nonna) che, in due postazioni preferenziali, sulla panchina lungo la strada la sera, o all’ombra degli alberi il pomeriggio, controllavano tutti i movimenti degli abitanti limitrofi. Paese piccolo… la gente mormora! Nessuno sapeva nulla… ma tutti sapevano tutto 🙂
Come mai hai lasciato Meda? Opportunità o necessità?
Entrambi, mi sono trasferita dopo il matrimonio. Vivere a Meda, per quanto a una persona possa piacere la vita in campagna o comunque in un posto rurale, non è facile. C’è poco sole in inverno e non ci sono servizi a portata di mano. Ti devi spostare per il 99% delle attività di una famiglia oltre a quelle lavorative.
In che rapporti sei rimasta con il paese e i suoi abitanti?
A Meda abitano ancor ai miei genitori, quindi ci torno per loro . Quel bel gruppo che c’era una volta di ragazzi e ragazze della mia età, hanno preso tutti strade diverse e lontane l’una dall’altra e purtroppo ci si vede raramente. Sarebbe bello organizzare un ritrovo, chissà!
Hai mai nostalgia di Meda e del vivere in un piccolo paese?
Di Meda mi manca la qualità dell’aria, essere immerso nella natura appena esci di casa, per le camminate o i percorsi in bici, il clima in estate… E ovviamente il fatto che comunque in un paese piccolo ci sono più relazioni umane spontanee. Ci si conosce tutti, si collabora, ci si da una mano… è una famiglia allargata, con i normali screzi che possono verificarsi in una comunità eterogenea, ma con una unità di fondo che non ho trovato da nessun’altra parte.
C’è qualche curiosità che conoscono solo gli abitanti di Meda ma che non viene raccontata nei libri di storia?
Ammetto che sono poco o per nulla informata… non so se è vero ma mia nonna mi raccontava che l’eremita che abitava sul castello, una volta smesso di fare la vita in solitaria, ha avuto 19 figli ma non ho mai avuto modo di verificare la veridicità di questa storia.
Una storia che ho letto anche io da qualche parte. Leggenda o realtà?
Grazie a Elena ho imparato qualcosa di più su questo piccolo paese ricco di storia.
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Foto di copertina di Elena Crestanello

